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I Centri Mara Selvini per la cura dell’anoressia e dei disturbi alimentari

Insieme alle famiglie, per uscirne insieme.

Distribuiti sul territorio nazionale, i Centri Mara Selvini offrono una presa in carico della patologia anoressica e di tutti i disturbi del comportamento alimentare. L’intervento psicoterapeutico, familiare e individuale, si fonda sulla collaborazione con tutta la famiglia e prende in carico il mondo affettivo e relazionale delle pazienti per rispondere alle esigenze della sofferenza soggettiva espressa nel disagio del corpo. L’offerta dei centri prevede un’integrazione di psicoterapia e cure mediche che tuteli la paziente sul versante fisico della malattia. Il modello di terapia segue criteri di omogeneità e i Centri sono costantemente in contatto tra loro per verificare l’efficacia degli interventi e contribuire all’approfondimento scientifico. I pazienti maschi, piuttosto rari nel campo dell’anoressia e della bulimia, sono frequenti nell’obesità.

Il nostro lavoro: capire e curare.

È evidente quanto una collaborazione con i genitori sia essenziale per comprendere la sofferenza dei piccoli pazienti, così incapaci di Le pazienti e le loro famiglie, quando accedono ad un Centro, vengono accolte da uno psicoterapeuta. Alcuni colloqui preliminari servono a raccogliere le informazioni necessarie per comprendere il disagio della paziente, oltre ai dati salienti della sua storia personale e familiare, per formulare una diagnosi e dare le prime indicazioni terapeutiche. In questi colloqui vengono spiegati gli scopi della consultazione familiare e le sue modalità. Viene poi effettuata, ove necessaria, una valutazione internistica ad opera del medico di riferimento. Inizia, quindi, una consultazione psicoterapeutica con tutta la famiglia, condotta in équipe, per comprendere le origine psicologiche della sofferenza della paziente alla luce della sua storia personale e familiare.

Distribuiti sul territorio nazionale, i Centri Mara Selvini offrono una presa in carico della patologia anoressica e di tutti i disturbi del comportamento alimentare

Restituire la speranza: un percorso insieme alla famiglia

La diagnosi individuale e familiare vuole restituire alle pazienti e alle loro famiglie una nuova competenza e una speranza per affrontare le difficoltà in atto e costruire, insieme all’équipe, il progetto di un intervento terapeutico più a lungo termine, nel caso se ne valutasse la necessità. La terapia può proseguire secondo differenti progetti e il processo di cambiamento viene accompagnato con sedute individuali della paziente, della coppia dei genitori o della famiglia nel suo insieme. Le sedute possono essere videoregistrate per poter poi essere riviste e ripensate. La stanza è attrezzata con uno specchio unidirezionale e microfoni per consentire una supervisione diretta in équipe degli incontri. Le sedute sono condotte da un membro dell’équipe terapeutica, mentre gli altri partecipano attraverso la supervisione da dietro lo specchio, affiancati da eventuali collaboratori. Il rapporto è naturalmente coperto da segreto professionale.

Anoressia e bulimia: una sofferenza al femminile

La patologia alimentare rappresenta una sorta di epidemia del nostro tempo e colpisce in prevalenza le giovani donne nell’età dello sviluppo. I sintomi della dieta e dell’abbuffata sono espressione di una difficoltà nel raggiungimento della propria identità adulta. Pensare al cibo e al corpo distrae dalla propria insicurezza e combatte il sentimento di inadeguatezza delle pazienti.

Per Approfondire:
Matteo Selvini, Reinventare la psicoterapia, Cortina 2004.
Il primo e nel settimo capitolo presentano una sintesi dei concetti storici e attuali sulle caratteristiche e sul trattamento dell’anoressia

Anoressia e bulimia: alcuni dati

L’anoressia mentale è caratterizzata dal rapporto problematico con il corpo e con il cibo, derivante dal timore di diventare grassi, anche in presenza di una oggettiva magrezza. È distorta la percezione corporea; la preoccupazione per il proprio peso è ossessionante, oppure è alterato il rapporto con il cibo, percepito come un nemico. Oltre alla magrezza, che mette a rischio la vita, è presente la perdita del ciclo mestruale. L’anoressica non è una inappetente ma una affamata che lotta con la sua fame.

Al contrario della ferrea determinazione dell’anoressica, la bulimica ha perso la propria lotta contro la fame. Infatti la bulimia è caratterizzata dall’esigere immediato sollievo dalla pressione emotiva attraverso episodi di abbuffate alimentari e successivi comportamenti finalizzati a prevenire l’aumento di perso attraverso il vomito autoindotto, lassativi, diuretici, intenso moto.

Anoressia e bulimia sono diffuse principalmente tra le femmine, anche se c’è un maschio ogni 10 ragazze. I sintomi compaiono tra i 12 ed i 18 anni, però recentemente sono in aumento i casi di esordio a 8-10 anni, un tempo molto più rari, notizia già riferita da Repubblica il 28/11/05, articolo tradotto da Newsweek.

Il libro di Mara Selvini Palazzoli del 1963, L’anoressia mentale, oggi riproposto dall’Editore Cortina, venne rifiutato per la traduzione americana in quanto l’anoressia era allora una “malattia rara”.

Oggi invece vi sono in media l’8-10% di ragazze adolescenti affette da un disturbo del comportamento alimentare. In Italia ci sono 8500 nuovi casi ogni anno, e ogni anno 65000 giovani tra i 12 e i 25 anni necessitano di avere cure intensive in quanto affetti da anoressia e bulimia.

Va sottolineato che se le anoressiche degli anni Cinquanta e Sessanta erano tutte digiunatrici, ora invece queste sono una minoranza, mentre sono quasi tutte ragazze che hanno iniziato a star male digiunando ma che ora si abbuffano e vomitano. E’ evidente il calo storico di un comportamento ascetico e sacrificale.

Come elemento sociologico si può parlare di una grandissima maggioranza di casi “mimetici”, nel senso di una gran parte di bulimiche (quasi tutte) che tengono nascosti a tutti, anche ai familiari, le loro abbuffate ed il successivo vomito. E ci riescono anche per moltissimi anni. Ma anche molte anoressiche, seppur in minor percentuale, riescono a tener segreto il loro disturbo, soprattutto ad amici, compagni di classe o di lavoro.

L’anoressia porta alla morte tra il 5% ed il 20% delle pazienti (in un quarto dei casi per suicidio).
La bulimia porta alla morte nel 3% (in un quarto dei casi per suicidio).

L’anoressia è presente solo nella cultura occidentale (in proporzioni piuttosto omogenee tra i vari paesi) laddove la magrezza è considerata un valore, mentre non esiste nelle culture del terzo mondo dove “grasso è bello”.

Curare i disturbi alimentari è molto difficile, perché la paziente attraverso il proprio sintomo tiene a bada un disagio sottostante, il sentimento di un proprio “difetto”, di qualcosa che non va. Attraverso il sentimento di forza e di potere dato dal digiuno, o attraverso il sollievo e il conforto dell’abbuffata, la ragazza sente di stare meglio di prima: questo illusorio compenso la rende ostile ad ogni tentativo di farle abbandonare il sintomo. È per questo che è nata la terapia familiare, che punta sulla collaborazione di genitori e fratelli, loro sì preoccupati per il malessere della ragazza e determinati ad aiutarla.

Anche nelle anoressiche da noi curate, attraverso il costante coinvolgimento di genitori e fratelli, che sono andate molto meglio della media di quelle curate con altri metodi (in particolare abbiamo avuto solo l’1.4% di decessi) la malattia ha un’analoga durata. L’anoressia ha una lunga durata, infatti si guarisce in media dopo cinque anni. Va sottolineato che i risultati verificati alcuni anni dopo la fine del trattamento mostrano un benessere globale dell’ex paziente (abbandono del sintomo, vita sentimentale, affettiva, professionale) intorno all’80%.

Per Approfondire:
Matteo Selvini, Reinventare la psicoterapia, Cortina 2004.
Il primo e nel settimo capitolo presentano una sintesi dei concetti storici e attuali sulle caratteristiche e sul trattamento dell’anoressia

Mara Selvini Palazzoli

Mara Selvini Palazzoli (1916 – 1999), neuropsichiatra e psicoterapeuta, è stata una pioniera nello studio dell’anoressia mentale, malattia comparsa in Italia dopo la seconda guerra mondiale. La dottoressa Selvini tratto le pazienti individualmente per diciassette anni e proseguì, nei successivi trent’anni, con il coivolgimento dei familiari, considerati importanti testimoni del disagio delle pazienti e risorse per il loro trattamento. I suoi libri pubblicati e tradotti in tutto il mondo, sono un riferimento per tutti coloro che si occupano del problema, a livello scientifico e terapeutico:
Mara Selvini Palazzoli, L’Anoressia mentale, Feltrinelli 1963, nuova edizione Cortina 2006;
Mara Selvini Palazzoli,Stefano Cirillo, Anna Maria Sorrentino, Matteo Selvini, I giochi psicotici nella famiglia, Cortina 1988;
Mara Selvini Palazzoli, Stefano Cirillo, Anna Maria Sorrentino, Matteo Selvini, Ragazze anoressiche e bulimiche, Cortina 1998.

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